Frattura dell’omero prossimale e della diafisi
La frattura dell’omero prossimale è la terza frattura per incidenza dopo il femore e il radio distale. Nelle persone anziane con osteoporosi, la frattura dell’omero in genere è provocata da traumi a bassa energia come una semplice caduta dalla posizione eretta. Nelle persone giovani la causa è più spesso un trauma ad alta energia, come un incidente stradale o sportivo.
Oltre al dolore acuto, i sintomi di una frattura dell’omero prossimale sono la netta impotenza funzionale, con impossibilità di sollevare il braccio. Inoltre è presente un caratteristico ematoma all’interno del braccio che si estende fino al gomito e al torace.
Il trattamento dipende dalla tipologia di frattura. Se la testa dell’omero non è scomposta, in genere è sufficiente indossare un tutore in rotazione neutra del braccio per 4-6 settimane e poi iniziare la riabilitazione. Se invece la frattura è scomposta, è necessario intervenire chirurgicamente.


Frattura della clavicola
La frattura della clavicola non è molto frequente. In genere è provocata da un colpo diretto alla spalla, come una caduta in bicicletta o un incidente. Comporta sintomatologia dolorosa e talvolta una deformità e un ematoma visibile, essendo la clavicola contornata da pochi tessuti molli. Una clavicola rotta, se allineata, può guarire spontaneamente con l’ausilio di un tutore e un percorso di fisioterapia. In caso di frattura scomposta, si procede chirurgicamente con una procedura di osteosintesi.

Frattura della scapola
La frattura della scapola è un evento piuttosto raro e in genere si verifica a causa di traumi ad alta energia quali incidenti stradali o cadute da altezze elevate. Proprio l’origine traumatica fa sì che spesso la frattura della scapola sia associata ad altre lesioni.
I sintomi sono quelli tipici di una frattura alla spalla: dolore acuto, impossibilità di muovere il braccio, ematomi. La decisione tra trattamento conservativo e chirurgico dipende dalla localizzazione anatomica e dal livello di scomposizione della frattura. Per tale motivo è necessaria un’attenta analisi tramite TAC.
Lussazione acromion-claveare
La clavicola dal lato della spalla è collegata a una porzione della scapola chiamata acromion. Quando avviene il distaccamento della clavicola dall’acromion si parla di lussazione acromion-claveare. È molto frequente negli sport da contatto. Provoca dolore acuto e può diventare cronica se non viene curata entro pochi giorni.
Il trattamento conservativo è indicato solo nelle lussazioni di stadio 1 o 2. L’arto viene immobilizzato, quindi si procede con la fisioterapia per recuperare la mobilità. Se invece la clavicola è completamente distaccata o dislocata, dallo stadio 3 in poi, è necessario agire chirurgicamente con la ricostruzione dei legamenti.

Lussazione sterno-claveare
L’articolazione sterno-claveare collega l’estremità mediale della clavicola con lo sterno e rappresenta l’unico mezzo di unione articolare del cingolo scapolare con il tronco. A seguito di una caduta sul braccio o sulla spalla, quest’articolazione può lesionarsi ed essere interessata da distorsione, sublussazione o lussazione. Si tratta di un evento piuttosto raro e in genere il trattamento è conservativo, con immobilizzazione iniziale e percorso di riabilitazione.
Diagnosi di una frattura alla spalla o lussazione del cingolo scapolare
Per diagnosticare una frattura alle ossa della spalla o una lussazione del cingolo scapolare è necessario l’esame clinico, con anamnesi ed esame obiettivo della zona interessata. Può essere richiesta una radiografia per confermare l’ipotesi di frattura. La risonanza magnetica è utile in caso di sospette lesioni ai tessuti molli, mentre la TAC con costruzione 3D è l’esame cardine per lo studio dettagliato della frattura e per la sua pianificazione chirurgica.